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ARTE TERAPIA

  • Veronica De Marchis
  • 2 giu 2015
  • Tempo di lettura: 5 min

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Ogni attività artistica contribuisce alla liberazione delle nostre energie concretizzandole in un fare creativo che diventa catartico, liberatorio, espressione di simboli del nostro stato e, quindi, rappresentazione di un possibile disagio.

“Il momento della creazione rappresenta un istante prezioso, in cui prende vita qualcosa di unico, fino a quel momento rimasto nascosto. Qualcosa che si espone per essere condiviso, per comunicare, esprimersi, un modo speciale di percepire la realtà”.

L’arteterapia non è soltanto una modalità specifica di trattamento di una pluralità di manifestazioni della patologia psichica, somatica e relazionale ma si occupa di favorire una positiva ricerca del benessere e dell’evoluzione personale. Stimola, quindi, lo sviluppo delle risorse umane; promuove il benessere dell’individuo attraverso la ricerca di un’unità psicofisica e spirituale. L’arteterapia utilizza varie tecniche quale modalità per esprimere creativamente le emozioni; incoraggiare la comunicazione attraverso altre forme non quotidianamente abituali.

L’essere umano diventa un artista artefice della propria guarigione attraverso una capacità rigenerativa che gli permette di trasformare e ri-creare un ambiente interno diverso attraverso l’uso di strutture (regole, setting, competenze) offerte dalle artiterapie che possono dar voce ad emozioni pulsioni, aspirazioni e paure.

L’arteterapia si propone di utilizzare le tecniche artistiche (il disegno, la pittura, la musica, il teatro, la danza…) come mezzi terapeutici. Non è interessata al prodotto artistico in sé, quanto al significato dell’esperienza interna dell’individuo, all’aumento della consapevolezza e lo sfogo delle tensioni emotive. Le finalità sono: il rafforzamento della struttura e dei meccanismi adattivi dell’Io; la realizzazione di un’azione catartica e liberatrice; l’emersione e la chiarificazione dei contenuti latenti; la realizzazione di un migliore controllo sugli impulsi; lo sviluppo delle abilità di integrazione e delle capacità di porsi in relazione con gli altri; l’utilizzo dell’attività artistica come nuovo e più efficace sbocco per affrontare situazioni di tensioni e conflittualità emotive.

Un arteterapeuta favorisce la realizzazione di rituali, fornisce le regole e sostiene l’azione creativa, accoglie, osserva, sviluppa un ascolto attivo a livello empatico ed emotivo, incoraggia l’esplorazione, la relazione e l’azione integrativa, valorizza il prodotto artistico come frutto di un vissuto che contribuisce al processo di trasformazione.

È incredibile constatare come l’individuo, in un setting adeguato, libero dal giudizio di sé e degli altri, libero da inibizioni e dalla paura del confronto, possa intraprendere un cammino creativo straordinario riuscendo a comunicare con gli altri mostrando qualcosa di vero di sé.

Le artiterapie affrontano i conflitti emotivi per raggiungere un’autoconsapevolezza e uno sviluppo personale più evoluti; esse assumono importanza in funzione della loro capacità di riflettere le caratteristiche della personalità e i processi inconsci dell’individuo, di diventare un mezzo di sostegno all’Io, che favorisce lo sviluppo del senso d’identità, di concorrere a promuovere una maturazione globale della personalità.

Per Freud l’arte è, dopo il sogno, la seconda via regia di accesso all’inconscio, co

n essa si avrebbe una collaborazione tra le parti preconscie e inconscie della psiche.

L’attività fantastica si articola, secondo Freud, in tre momenti diversi: nel presente ci si imbatte in un’esperienza che rievoca qualcosa di già avvenuto in passato, e che risveglia dei desideri che troveranno, in futuro, realizzazione nell’opera creativa.

La fantasia, dunque, offre all’individuo la possibilità di soddisfare i propri desideri rimossi attraverso il meccanismo della sublimazione.

Per C. G. Jung l’espressione artistica è un mezzo attraverso il quale il soggetto può entrare in contatto e dare voce alle forze superiori dell’inconscio collettivo. Il terapeuta deve aiutare il paziente a stimolare e a far emergere i contenuti dell’inconscio; in seguito lo aiuterà a metterli in confronto con l’Io cosciente e con la situazione della vita quotidiana. Con la creazione artistica ci si espone alla tensione dialettica tra conscio e inconscio, tra ideale dell’Io condizionato dal canone culturale ed “Ombra”, tra collettivo e individuale.

Per M. Klein l’opera artistica è finalizzata a ricreare gli oggetti d’amore perduti e, come tale, si fonda sulle esperienze di lutto e di colpa. Lo sviluppo della creatività si riallaccia al raggiungimento ed al superamento della posizione depressiva, essa fonda le proprie radici nel desiderio di riparazione nonché nella capacità di simbolizzazione e nella conseguente capacità di sublimare.

Per D.W. Winnicott l’impulso creativo è un modo in cui l’individuo si incontra con la realtà. Il suo concetto della creatività è elaborato, in luce di quello di gioco, come luogo dei fenomeni transizionali, intermedio tra la realtà individuale e la realtà esterna, come spazio vitale inteso come ricerca e costruzione integrata del sé. Con il gioco si può sperimentare, scoprire, individuare.

Il gioco è un’esperienza che è sempre un’esperienza creativa, un’esperienza che si svolge nel continuum spazio-temporale, una forma fondamentale di vita. Il gioco è universale e appartiene alla sanità, porta alle relazioni di gruppo e facilita la crescita.

Ogni attività arteterapeutica si innesta in un clima ludico giocoso in cui ogni partecipante torna ad essere magicamente bambino.

Alla base dell’arteterapia c’è il concetto di “Leib” (corpo che vive) che considera il corpo nella dimensione olistica che include le dimensioni corporee psichiche e mentali dell’essere umano, con la sua integrazione nell’ambiente sociale ed ecologico, nell’ambiente di vita. Una relazione sana verso il corpo, orientata all’essere. Il nostro corpo è la nostra storia perché nel suo ricordo c’è il nostro passato e nella sua vitalità e dinamica c’è il nostro futuro. Un individuo che cerca una vita equilibrata aspira ad una identità che si basa sulla globalità del corpo e della mente. L’essere umano non deve comprendere solo con la mente, ma con tutti i sensi, con i suoi occhi, le sue orecchie, con tutto il corpo. Con il suo corpo deve esprimere quello che pensa.

L’arteterapia collegata alla terapia della Gestalt, cerca, attraverso una consapevolezza sensoriale, emozionale, cognitiva, di relazione, di ricostruire la totalità e l’integrazione individuale, di trovare la propria verità, vivere la propria integrazione mente, corpo e anima.

Il lavoro terapeutico segue tre obiettivi: diminuire dei deficit e dei disturbi, entrare in contatto con la parte sana del paziente, scoprire le potenzialità non sfruttate e attivarle.

Rogers afferma che sono le esperienze vissute direttamente che permettono di scoprire l’Io interiore, che aiutano a percepire la propria identità.

La libertà di sperimentare ed il sentirsi liberi di farlo in un contesto protetto e rassicurante, è la condizione primaria per uno sviluppo pieno del proprio sé.

Un laboratorio di arteterapia diventa un luogo dove sviluppare un senso di appartenenza ad una collettività e un senso di cooperazione, di solidarietà e di accoglienza, dove canalizzare le aggressività e riequilibrare i ruoli all’interno del gruppo, sviluppare nuove modalità di apprendimento che fanno leva su stimoli al fare, al creare, al trasformare, al fare insieme.

In tal senso le arti terapie possono svolgere in modo efficace questo ruolo garantendo un recupero dell’attività senso-emotiva favorendo un’ unità corpo-mente.

L’obiettivo è di affermare il proprio essere in relazione a sé e agli altri. L’espressione artistica diventa, dunque, anche una modalità di relazione e di socializzazione. Importante per l’educatore è, quindi, di agevolare un cammino di crescita tridimensionale corpo-mente e spirito, di cui l’immaginazione sia un motore basilare da affiancare alla razionalità.


 
 
 

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